Una mostra a cura di Camilla Remondina
Con il patrocinio del Comune d’Iseo
In collaborazione con Poliedro Studio
Polvere grigia come quella utilizzata per realizzare il cemento, simbolo dell’uomo che sovrasta la natura, ma anche come quella che lasciamo dietro di noi, quando la natura si riappropria di ciò che le è stato sottratto. Siamo solo di passaggio su questo pianeta e tutto ciò che creiamo è destinato alla decadenza, alla fine: Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem (dal latino: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”).
Il grigio dei paesaggi antropizzati e gli elementi tipicamente edili, quali cemento, tubi e impalcature – usati come parte costitutiva, se non primaria, nelle opere oppure come supporti funzionali – segnano parte della ricerca di Duccio Guarneri (Cremona, 1994) che nella geometria e nell’ordine costruisce, quasi fosse un architetto, delle strutture utopiche in forte contrasto con la natura in cui sono inserite ad indicare le inquietudini dell’uomo, le sue ansie e le sue paure, le stesse che l’artista vive nella società odierna. Non è la natura ed esserci ostile, siamo noi ad esserlo nei suoi confronti.
Nella prima sala, luoghi utopici, abbandonati e disturbanti accolgono lo spettatore in una realtà al limite con la dimensione onirica, dove viene da chiedersi “C’è qualcuno qui?”. Qualcuno c’è, nell’angolo della stanza, in Cerchio, una figura resta in silenzio, sospesa nel tempo, mentre ripercorre su tutto ciò che ha imparato, tutto ciò che ha provato, per continuare a creare, immaginare: è la mente umana.
Con il ciclo P13 l’artista rappresenta scenari catastrofici, dove l’eccessiva contaminazione dell’uomo – evocata anche dalla fredda, pesante e opprimente cornice di cemento – ha guastato paesaggi perfetti, così da far riflettere sulle tematiche ambientali.
Proseguendo nella seconda sala volti semi-sciolti, scheggiati o, ancora, incrinati, teschi deformi e alberi secchi generano una sensazione di inquietudine che pervade lo spazio espositivo, un presagio che però è già scritto. È questo il destino dell’uomo, ma, come lo stesso artista dichiara: “Ogni condizione possiede un’antitesi, ma un’entità non può esistere senza l’altra, essendo la vita e la morte complementari. Una condizione è presente anche per impreziosire il suo opposto”.
Il teschio di capro (o becco), presente in mostra, ha dato origine al ciclo inedito Soon Will Be Cool Enough To Build Fires. Per l’artista questo oggetto bizzarro è stato il punto di partenza per una riflessione più ampia sull’errore, sull’anomalia che diventa particolarità, unicità, e racconta una storia speciale, generando curiosità e fascinazione.
Nell’ultima sala è presentata la componente più installativa del lavoro di Guarneri. M.A.D.E.R. è composta da matrici – il cui termine, non a caso, condivide la stessa radice del titolo, di madre – utilizzate per la lavorazione del ferro secondo la tradizione artigianale di Bienno, in Valcamonica, dove l’artista ha realizzato una residenza. Sono materiali di recupero segnati dal tempo, il cui scopo era plasmare e contenere i dischi di ferro durante la cottura per renderli altro.
Se Subsidence è metafora dell’essere trascinati in balia della corrente, del movimento imprevedibile, per via della struttura modulabile di cui è costituita che costantemente cambia e distorce i suoni riprodotti al suo interno, l’opera di fronte, Impasse (I will either find a way, or I’m gonna make it myself), è il tentativo di contrastare questa impasse, appunto, che sembra non avere via di uscita, è l’invito dell’artista per sé stesso e per gli altri a “trovare un modo, o inventarne uno” (dalla frase latina attribuita al comandante cartaginese Annibale).
Duccio Guarneri
Duccio Guarneri, nato a Cremona nel 1994, ha conseguito il diploma triennale in Decorazione Artistica (2018) presso l’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia e quello biennale in Arti Visive Contemporanee (2021) nella medesima Accademia.
Nel 2023 vince il Premio speciale della giuria – sezione Pittura di Kahleidon Festival – Latina, nel 2022 il Primo premio – sezione Scultura del Premio d’Arte di Città di Sarezzo e nel 2021 il Primo premio «Eros e Thanatos» a cura dell’Associazione Filosofi Lungo l’Oglio – Ospitaletto (BS).
Tra le recenti mostre si segnalano: nel 2023 Nem-jelenlét / Non Presence, a cura di di Tünde Török, a MyMuseum Gallery – Budapest, 20+ a call for drawings, a cura di Camilla Remondina e la direzione artistica del PREMIO COMBAT, a Cremona Art Fair; nel 2022 Nodi, a cura di Anna Piergentili, a Villa Galnica – Puegnago del Garda, EXPLO3, a cura di Anne Michelle Vrillet e Barbara Crimella, a Casa Valiga – Bienno, Esposizione Premio d’Arte di Città di Sarezzo, a Palazzo Avogadro, Et Lege. La sapienza conviene, a cura di Francesco Visentini e dell’Unione Cattolica Artisti italiani, alla Chiesa di San Zenone all’Arco – Brescia; nel 2021 ReA! Fair, REA Arte e Maryna Rybakova, alla Fabbrica del Vapore – Milano, In Absentia, a cura di Natalie Zangari, Giulia Palamidese e Paolo Sacchini, a Temù, Dualità nel trionfo. Una conquista o una perdita, a cura di Mino Morandini e del Borgo degli Artisti di Bienno, a Casa Valiga – Bienno; Kenopsia, a cura di Natalie Zangari, a Palazzo Palazzi – Brescia; nel 2020-2021 GestoZero. Istantanee 2020, a cura di Ilaria Bignotti, ACME Art Lab – Alessia Belotti, Melania Raimondi e Camilla Remondina -, Giorgio Fasol e Matteo Galbiati, a Museo di Santa Giulia (Brescia), Museo del Violino (Cremona) ed Ex chiesa di Santa Maria Maddalena (Bergamo).
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